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Autoabbronzante. Cos’è e come funziona

da | 17 Mag 2019 | Blog | 0 commenti

Il DHA è l'ingrediente principe di ogni autoabbronzante. Per utilizzarlo al meglio bisogna conoscere le accortezze da avere, nello spalmarsi un prodotto che lo contiene.

L’estate si avvicina: di quale squadra siete? Bianco mozzarella, abbonati a lettini solari, lucertole da spiaggia o fan della crema autoabbronzante?

Oggi è il turno di questi ultimi, per cui cerchiamo di capire come e perché usare un autoabbronzante.

crema autoabbronzante

Premessa sulla Vitamina D

Il sole va preso con parsimonia. Il giusto per attivare la produzione di Vitamina D. Per fortuna, vivendo nel Bel Paese, il sole non  ci manca. Diverso sarebbe il discorso per gli scandinavi, che il sole, poverini loro, per sei mesi praticamente non lo vedono. Quindi, a meno che il nostro medico non ci consigli di utilizzare degli integratori, possiamo considerarci abbastanza tranquilli.

Basta davvero poco sole per attivare la sintesi della Vitamina D e poi alcuni alimenti come il tuorlo d’uova, il burro, i gamberi e i pesci grassi lo contengono naturalmente (così magari possiamo stare ben lontani dalla tortura dell’olio di fegato di merluzzo a cui mia mamma mi costringeva da piccola. Se anche voi avete subito lo stesso genere di abusi in gioventù, vi faccio le più sentite condoglianze).

beautycologa autoabbronzanti
Olio di fegato di merluzzo. Non mordete quella pillola.

Seconda Premessa: lampade abbronzanti

Le lampade abbronzanti sono una delle alternative che il Milanese imbruttito, rinchiuso in ufficio tutto il week-end a fatturare, ha per poter bullarsi comunque con gli amici. Può così far credere di aver passato il fine settimana a Forte dei Marmi anche se in realtà è stato succube del proprio capo, legato mani e piedi davanti a un PC. MA, e questo “ma” lo scrivo in stampatello, i lettini solari non riparano dai rischi che provoca un esposizione ai raggi  solari. Perchè anche loro utilizzano i raggi UV. 

Infatti nel 2009 a seguito di una ricerca apparsa sulla rivista scientifica Lancet Oncology, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inserito l’esposizione ai raggi UV  dei lettini solari tra i cancerogeni per l’essere umano. Diciamolo chiaro: i lettini UV non rappresentano una scelta saggia se decidiamo di trattare bene l’unico luogo in cui passeremo l’intera nostra vita: il nostro corpo.

Se però vi piace avere un bel colorito abbronzato senza correre inutili rischi per la salute potete affidarvi a un autoabbronzante.

crema autoabbronzante uv

Cos’è un autoabbronzante

L’ingrediente magico in grado di toglierci il color mozzarella di dosso (e però regalarci un colorito ambrato ma con tendenza all’arancione) si chiama DHA (Diidrossiacetone). E che cavolo è?!? Semplice: uno zucchero, lo si ottiene dalla canna da zucchero attraverso la fermentazione della glicerina. In realtà non abbronza, colora la pelle, ma non come un fondotinta o della terra, lo fa chimicamente (si, ho usato la parola “chimicamente”, ma non spaventatevi, significa semplicemente che crea una reazione chimica, nulla di pericoloso). 

Viene di solito accoppiato all’eritrulosio (uno zucchero chetonico), che riesce a regolare l’assorbimento del DHA mitigando, per quanto possibile, l’effetto a macchie o il color arancio carota che tanto non ci piace.

Utilizzare un prodotto autoabbronzante è, in effetti, l’unico modo per abbronzarsi senza rischi per la pelle.

autoabbronzanti dha mare baeutycologa

LA reazione di Maillard

Conoscete la reazione di Maillard? Quella che spiega perché una bistecca ben cotta ha quella crosticina marrone che manda in estasi ogni carnivoro che si rispetti? Bene, durante la cottura a fuoco alto gli zuccheri e proteine creano questa reazione,  chimica appunto, che fa imbrunire la carne.

beautycologa steak caramellizzazione proteineNon so voi, ma io ho già fame.

La stessa reazione è stata scoperta per caso negli anni ’50 mentre stavano testando dei dolcificanti per diabetici. In particolare si sono accorti che alcune sostanze venute a contatto con gli abiti li non macchiavano, ma in compenso, creavano delle macchie sulla pelle che non si riuscivano a togliere nemmeno con il sapone. In questo caso la reazione di Maillard fa in modo che queste sostanze incolori (degli zuccheri) reagiscano con gli amminoacidi della cheratina (le proteine della pelle) provocando una finta abbronzatura.

Finta, perché, se l’abbronzatura vera e propria è una reazione protettiva della pelle agli attacchi dei raggi UV che attivano la melanina. In questo caso il cambiamento di colore è dovuto a una reazione chimica superficiale di queste sostanze con la cheratina della pelle. Più che chiamarli autoabbronzanti bisognerebbe chiamarli coloranti della pelle. Ma so già che a livello di marketing non sarebbe una grande idea.

Le concentrazioni possono essere diverse. Più la concentrazione è alta più la colorazione della pelle sarà accentuata.

autoabbronzante dha

Come applicare un autoabbronzante

Per ottenere un buon risultato, dovrete seguire un procedimento un po’ laborioso.

Ci sono parti del corpo che si abbronzano di più, come le ginocchia e i gomiti (che sono di solito più secchi), parti da non trattare proprio come il palmo delle mani (che tra l’altro è quello che si usa normalmente per applicarlo), pelle con PH e condizioni diverse, che reagiscono in modo diverso al DHA.

Applicalo la sera, preferibilmente senza vestiti addosso o indossando un vecchio costume. 

Comincia con uno scrub per togliere la pelle morta di torno. Insisti maggiormente su gomiti e ginocchia. Ti aiuterà a far durare di più l’abbronzatura e avere un colorito più uniforme. Detergi le pelle. Asciugati perfettamente e metti un leggerissimo strato di crema idratante sulle parti con la pelle più secca (gomiti e ginocchia), servirà a farli colorire un po’ meno. Spalma in modo uniforme.  Lascia il tempo che il prodotto si assorba per bene prima di rivestirti (anche mezz’ora se riesci, ma non meno di 15 minuti). Non sudare e non fare un bagno per le successive tre ore. Per non ritrovarti con i palmi delle mani di un meraviglioso color arancione,  lavati molto bene i palmi con sapone appena hai finito l’applicazione.

ragazza al mare autoabbronzante raggi uv

Se nonostante questi accorgimenti il giorno dopo sei a macchie, puoi provare ad usare un prodotto con BHA sulle parti più scure e vedere se riesci a schiarirle quel tanto che basta. AHA, BHA e qualsiasi altro tipo di peeling, il Retinolo (Vitamina A), possono cancellare il colore ottenuto con la nostra amata reazione di Maillard. Uomo avvisato mezzo salvato.

La tanto agognata finta abbronzatura compare dopo 3/6 ore dall’applicazione e dura circa un paio di settimane, ovvero il tempo il cui il nostro ricambio cellulare decida che è ora di attivarsi e produrre nuove cellule. A quel punto Bye Bye abbronzatura.

abbronzatura cappello rosso raggi UV

Nota Importante

Gli autoabbronzanti non proteggono dai raggi solari e la pelle “abbronzata” con autoabbronzanti non ha quel minimo di protezione naturale derivato dall’attivazione della melanina. Per cui, esservi fatti il “fondo” con un abbronzatura prima di andare al mare, non vi esimerà dall’utilizzare il fattore di protezione che avreste utilizzato se foste stati bianco mozzarella.

Usate pure tutto l’autoabbronzante che volete, ma non dimenticatevi la protezione solare.


CREDITS:

bistecca: pixabay.com | pillola: pxhere.com | donna con cappello rosso e donna con treccine: pubblicdomainpictures.net | Tutte le Gif: giphy.com |
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