La parola PEG sta per Polyetilene glycole, e sono una famiglia di ingredienti usati nel campo cosmetico, ma non solo.
Si trovano anche in quello farmaceutico, nell’agricoltura, in veterinaria e nei prodotti per le pulizie. Insomma, si usano davvero in moltissime situazioni.
Anche loro, al pari di parabeni e siliconi sono stati bannati dai più e sono finiti nelle fantomatiche black list, come ingrediente da evitare.
Sono certa abbiate visto cosmetici vantare di essere “senza PEG”. Ma voi avete capito perché ce l’hanno tanto con loro?
Prima di tutto è scorretto screditare un ingrediente considerato sicuro dall’Europa. Perché questo crea confusione nei consumatori, che possono pensare che un prodotto “senza” (parabeni, PEG, conservanti, siliconi…) sia meglio di uno “con”. E questo non è vero. Potrebbe anche esserlo, ma non certo per il fatto di essere “senza”.
Detto ciò cerchiamo di capire cosa sia un PEG.
Cosa sono e a cosa servono i PEG
Spero vi ricordiate cosa sono i tensioattivi, in ogni caso vi faccio un riassuntino. Dovete immaginarveli come degli spilli, la cui capocchia ama l’acqua (è idrofila), mentre il suo corpo ama i grassi (è lipofila).
Questa loro particolarità fa in modo che in un detergente il loro corpo si aggrappi allo sporco grasso mentre la loro testa si farà trasportare dall’acqua del risciacquo. In questo modo potremo lavar via lo sporco.
In una crema invece hanno un altro compito. Sapete che acqua e olio messi un bicchiere rimangono separati. L’olio galleggia sopra l’acqua senza mischiarsi. Bene, i tensioattivi si agganciano da una parte ai grassi e dall’altra all’acqua e creano un’emulsione stabile (quello che succede in una maionese ben riuscita).
Ecco i PEG sono dei tensioattivi creati in laboratorio per etossilazione.
Si prende una sostanza lipofila (a cui piacciono i grassi) e attraverso un processo detto di etossilazione con dell’ossido di etilene, gli si “attacca” una parte idrofila. E quindi lo si trasforma in un tensioattivo (ovvero in composto a forma di spillo).
Il numero che segue la scritta PEG indica il numero di moli di ossido di etilene che sono stati aggiunti.
I PEG si usano quindi sia come tensioattivi nei detergenti che come emulsionanti nelle creme o simili. Sulla pelle sono emollienti. Aiutano i prodotti ad avere texture molto piacevoli. E lo so che le texture piacevoli vi piacciono un sacco.
Nonostante siano prodotti in parte di derivazione naturale, in parte petrolifera (l’etossilazione viene fatta usando dei derivati del petrolio), i PEG sono biodegradabili.
E’ chiaro che chi si rivolge a prodotti di origine “green”, alla ricerca di ingredienti di origine vegetale, guarda storto i PEG, in quanto una parte di questo composto è di origine petrolifera, anche se come dicevamo prima si degradano nell’ambiente.
I PEG non irritano la pelle e sono ben tollerati anche all’interno di prodotti che vanno in contatto con gli occhi. E non irritano neanche in concentrazioni ben più alte di quelle in uso nei cosmetici. Ci sono delle ricerche che riportano casi di irritazione ai PEG ma sono state condotte applicando sulla pelle di topi quantità altissime di queste sostanze (nell’ordine di centinaia di volte superiore rispetto a quello usato in un normale cosmetico).
Come riconoscerli nella lista ingredienti
Si chiamano PEG e sono seguiti da un numero, oppure all’interno o fine del loro nome trovate ETERE o un TH e poi un numero. Il numero indica la lunghezza della parte etossilata. Un numero più grande indica una molecola più lunga.
Talvolta trovate il nome di un grasso o di qualche altro composto. Indica quale composto di partenza hanno utilizzato per fare l’etossilazione (può essere il burro di karitè, l’olio di ricino o un sacco di altre cose).
Perché vengono guardati con sospetto
Durante il processo di etossilazione possono generarsi delle impurità come il diossano, meglio conosciuto come diossina (io sono Brianzola, e casa mia è davvero molto vicina alla fabbrica ICMESA, quella del disastro di Seveso, per cui qui in zona conosciamo benissimo la diossina).
Il diossano è catalogato come cancerogeno di tipo 2 (sospetto di causare cancro).
Però prima di spaventarvi voglio raccontarvi una storia che non centra nulla. Le foglie giovani (sotto i 10 cm) di basilico ligure contengono il metileugenolo. Così come alte concentrazioni di questa sostanza si trovano anche nella noce moscata.
Il metileugenolo è cancerogeno. Peccato che la quantità di metileugenolo che potremmo assumere mangiandoci del pesto ligure tutti i santi giorni, in quantità, sarebbe ancora centinaia di volte più bassa rispetto alla quantità che potrebbe creare dei problemi.
Quindi bisogna smettere di mangiare il pesto? Dobbiamo fare la guerra a un prodotto DOP che ci invidia il
mondo? Direi di no.
Ricordate sempre: è la dose che fa il veleno.
Ora però cerchiamo di capire a quali dosi le tracce di diossano sono consentite in un cosmetico
Quanto diossano possiamo trovare nei cosmetici
Con l’andare degli anni le aziende produttrici non sono state a guardare e hanno lavorato per migliorare il loro processo produttivo per abbassare la quantità di diossano contenute nei PEG a fine produzione.
E’ ovvio e scontato, ma forse è il caso di dirlo, che il diossano non può e non viene utilizzato come ingrediente, ma può essere presente solo in tracce, perché già presente in alcuni ingredienti.
Tenente anche conto che il diossano è stato trovato in molti prodotti alimentari come il pollo, i gamberi, i pomodori e il caffè (Hartung, 1989). Anche se non si conosce la quantità presente in questi prodotti si pensa che sia bassa, parliamo anche in questo caso di tracce.
Domandona che sorge spontanea: noi possiamo assorbire il diossano attraverso la pelle?
Sebbene il diossano possa essere assorbito per via orale o per inalazione, sembra difficile che possa penetrare la pelle, tenuto conto anche della grande volatilità che ha questo composto.
Nonostante questo, nel 2015 quelli dell’ICCR si sono riuniti per fare il punto della situazione sul diossano contenuto in tracce nei cosmetici. La salute del consumatore per loro è importante e ci tenevano a far a far luce sulla questione.
L’ICCR (International Cooperation on Cosmetic Regulation), visto che immagino non lo conosciate, è un gruppo di autorità regolatorie internazionali che si occupano di cosmetici e che comprendono il Brasile, il Giappone, l’Europa e gli USA. Ecco cosa hanno analizzato.
La FDA (Food and Drug Administration) aveva pubblicato un peer-reviewed summary report (Roderic et al., 2001) in cui aveva analizzato sia prodotti finiti che materie prime per un periodo di 16 anni. Nell’1981 in livello medio era di 50 ppm (parti per milione), nel 1997 il livello si era ridotto a 19 ppm.
La FDA ha continuato nel tempo ad analizzare i prodotti presenti sul mercato e nel 2018 solo 2 prodotti degli 82 analizzati avevano valori superiori ai 10 ppm. Il valore medio dei 5 anni precedenti è stato meno di 5 ppm. Anche se ovviamente hanno trovato qualche valore molto sopra questa media.
I vari stati si sono dati del tempo per ridurre la quantità consentita di diossano nei cosmetici e in particolare la SCCS (Scientific Committee on Consumer Safety) europea ha definito che le tracce di diossano inferiori a 10 ppm (parti per milione) sono considerate sicure per il consumatore. Chiedendo di portare a questo livello il valore massimo consentito (prima era più alto).
Quindi oggi il limite è fissato a 10 ppm (parti per milione) nel prodotto finito.
Cosa succede nella realtà? Come in tutto ci sono aziende che lavorano più o meno bene e che stanno più o meno attente. Ma voglio farvi un esempio.
Molti PEG disponibili sul mercato dichiarano sulla scheda tecnica di contenere un numero inferiore a 10 ppm (parti per milione) di diossano. Attenzione, nell’ingrediente puro.
Pensate questo valore come può scendere in un prodotto finito. Potrebbe andare, per fare un esempio a 0,02 ppm con un limite massimo dato di 10 ppm.
conclusione
Lo so che è davvero complicato cercare di farsi un’opinione su argomenti del genere, vi capisco, si è detto davvero di tutto e di più sui PEG.
I PEG sono naturali? Ni, sono composti in parte da ingredienti naturali (come degli oli o dei grassi) in parte da derivati del petrolio (che poi anche il petrolio dopo tutto è naturale). Sono biodegradabili e non creano irritazione sulla pelle. La loro lavorazione industriale può lasciare delle tracce di diossano, un composto che può essere cancerogeno. Il fatto che il diossano possa penetrare nella pelle non è stato dimostrato.
Alle quantità massime consentite è sicuro per la salute dei consumatori.
Dovete evitarlo in un cosmetico? Come faccio a dirlo. Io non giudico chi decide di usare una maglia in polyester e non in seta in quanto vegano o vegetariano. E non giudico un ambientalista magari che indossa la lana o la seta ma evita le fibre sintetiche perché derivano da una fonte non rinnovabile.
Quello che mi sembra corretto è che sia giusto che vi vengano spiegate le cose per come sono. In questo modo potrete fare una scelta ponderata e davvero in linea con il vostro stile di vita.
Bibliografia:
Microbial Degradation of Polyethylene Glycols J. R. HAINESAND M. ALEXANDER*May 1975, p. 621-625
Biodegradation of Polyethers (Polyethylene Glycol, Polypropylene Glycol, Polytetramethylene glycol, and Others) Part 9. Miscellaneous Biopolymers and Biodegradation of Polymers Prof. Dr. Fusako Kawai, 2005
Biodegradation of Polyethers (Polyethylene Glycol, Polypropylene Glycol, Polytetramethylene glycol, and Others) Part 9. Miscellaneous Biopolymers and Biodegradation of Polymers Prof. Dr. Fusako Kawai, January 2015
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